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Marta D'Avenia

ARCHIDONNE

Aggiornamento: 19 lug 2021

La seconda intervista fotografica del progetto Archidonne è dedicata al team di Lascia la Scia "Temporary Architecture".



L'intervista al team Lascia la Scia



Loro sono Laura Berni, Chiara Sangalli, Carola Davì, Valentina Crepaldi e Silvia Pilotti.


Cinque colleghe universitarie che, ad un certo punto del loro percorso lavorativo, hanno deciso di mettere insieme le loro risorse ed energie creative per creare un progetto comune. Il loro studio di progettazione si trova a Milano, all'interno del complesso industriale di un'ex Fabbrica di Sapone. Oltre ad essere il loro "ufficio" è anche uno spazio di condivisione, un coworking che ospita artigiani, creativi e liberi professionisti di vario genere, un luogo di grande fascino dove si svolgono corsi, laboratori, eventi e workshop.




Una soleggiata mattina di Febbraio sono andata a trovarle nel loro studio e ci siamo divertite a fare questi scatti. Dopo le fotografie di gruppo, ho ritratto singolarmente ognuna di loro e per me è stato molto interessante vedere come la personalità di ciascuna sia venuta fuori in modo differente.



Com'è nata l'idea di mettervi insieme e creare questo team? Come vi siete conosciute?


Ci siamo conosciute in università, abbiamo frequentato tutte il Politecnico di Bovisa alla facoltà di Architettura civile, facevamo parte di gruppi diversi ma negli anni ci siamo conosciute intrecciandoci nel nostro percorso di studi. Alcune di noi hanno lavorato insieme, altre hanno vissuto insieme e altre fatto anche la tesi insieme.

L’idea è nata esattamente 10 anni fa. Era una sera dei primi di marzo, dopo il lavoro ci trovammo sui Navigli per fare un aperitivo, non ci vedevamo da qualche mese, ognuna di noi dopo la laurea aveva iniziato a lavorare in studi diversi; è stata Laura ad accendere la scintilla: ci ha proposto di creare un gruppo di progettazione di allestimenti. Durante la serata avevamo già abbozzato il nome e una prima idea di logo e da quella sera la nostra scintilla non si è mai spenta ma è diventata sempre più luminosa, ci siamo scelte per creare una squadra che negli anni ha lasciato dei piccoli segni qua e là per Milano e non solo.


In che modo vi coordinate nel lavoro? Ognuna si occupa di un aspetto che le è più congeniale o fate tutte un po' di tutto?


Siamo cinque teste differenti, ognuna con una sua caratteristica, ma sappiamo che insieme funzioniamo e che ci compensiamo come in un’orchestra, ogni elemento è indispensabile all’altro per poter creare una sinfonia.

Siamo partite tutte con la stessa formazione ma ognuna di noi ha un’ indole differente, di base siamo flessibili e multitasking ma ovviamente c’è chi è più portata per i dettagli costruttivi, chi è più organizzata e si occupa di gestire la parte amministrativa, chi si occupa delle public relations, chi della comunicazione digitale e della grafica.

Cerchiamo sempre di lavorare in coppia sui progetti cercando così di avere uno scambio più diretto tra di noi e poi di condividere i lavori che stiamo seguendo in modo da avere più punti di vista per poter sempre migliorare il progetto.



Lavorare in team che vantaggi dà e che sfide implica? Non sarà tutto rose e fiori, immagino.


Lavorare in team ha molteplici vantaggi, tra questi il fatto di avere attitudini e caratteristiche differenti fa sì che, mixandole insieme, ci sia nel progetto un valore aggiunto!

Nel lavoro di progettazione il team aiuta a mettere in discussione la propria idea per trovare la soluzione ottimale. Quando poi succede che ci si innamora della propria visione, confrontarsi con un’altra persona rivela lo spirito collaborativo al fine di migliorare il progetto.


Siamo cresciute in un periodo storico in cui l’individualismo ha fatto da padrone nelle nostre società, pensiamo che questo tipo di pensiero stia un po’ barcollando, facendo venire a galla tutti i limiti e i problemi di un modo di vivere troppo legato a noi stessi. Noi crediamo nella collaborazione e nella condivisione, collaborando e condividendo si possono fare grandi cose, per questo anche il nostro studio lo abbiamo pensato come un luogo aperto alla condivisione.

Aprendosi con testa e con il cuore si cresce sempre e non si è mai fermi, avendo così la carica e la voglia di migliorare sempre, senza mai adagiarsi.


Laura Berni


Come siete viste dalle maestranze e dalle varie tipologie di professionisti che gravitano intorno al mondo dell'architettura che quasi sempre sono uomini? Vi rispettano, vi temono, vi sottovalutano? Riscontrate dei pregiudizi da questo punto di vista?


Non abbiamo avuto grandi problemi con le maestranze, anzi cerchiamo d’instaurare subito un rapporto di fiducia reciproca e rispetto delle competenze. Questa predisposizione crediamo sia dovuta al nostro approccio pragmatico e concreto: abbiamo provato sulla nostra pelle la fatica e capito l’importanza del lavoro manuale, questo ci permette d’instaurare di base un buon rapporto lavorativo.

Nei cantieri come nei montaggi degli allestimenti è bello cercare di creare una squadra con l’obiettivo finale di fare un buon lavoro quindi è fondamentale per noi creare una buona energia collaborativa.

Chiara Sangalli


Quanto l'essere donna influenza in modo positivo il vostro lavoro di architetto? In che modo la vostra femminilità si esprime in modo non stereotipato attraverso la professione e come si traduce nelle caratteristiche e qualità progettuali?


In questi anni di esperienze lavorative nel mondo dell’architettura abbiamo cercato di accogliere in ogni situazione la nostra sensibilità femminile per entrare in empatia con il cliente, con la persona che abbiamo di fronte.

Ogni volta che iniziamo un nuovo progetto, esploriamo il mondo di chi poi vivrà il risultato del nostro lavoro: esigenze, gusti, il modo di essere, le passioni, i sogni. Questo è un passaggio fondamentale per interpretare e tradurre al meglio questi stimoli in scelte progettuali che possano dare vita ad ambienti e atmosfere che rappresentino davvero la persona/le persone che poi li abiterà.



Quali aspetti tipicamente maschili considerate una fonte di arricchimento per il vostro modo di progettare?


Abbiamo cominciato più di dieci anni fa partendo da zero. Ci siamo messe in gioco a 360°, progettavamo e realizzavamo gli allestimenti collaborando con artigiani, prevalentemente uomini. Fabbri, falegnami, scenografi da cui abbiamo imparato tantissimo. Conoscere come si costruisce porta un valore aggiunto alla progettazione soprattutto nello studio dei dettagli, che non è così scontato.


Silvia Pilotti

Cos'è la Bellezza in architettura, come la costruite?


Non è semplice definire la “bellezza” in ambito architettonico, ma se proprio dovessimo cercare di descriverla questa sarebbe un insieme di elementi, di equilibri: materiali, colori, luce, forme, pieni e vuoti, che come in una sinfonia, creano un’armonia tale da emozionare, da farti sentire accolto, partecipe. E’ una relazione intima che ha a che fare con l’esperienza del luogo, non solo un fattore estetico.

Certo, c’è una bellezza oggettiva fatta di armonia, proporzioni, cura dei dettagli, ma anche una soggettiva fatta di vibrazioni intime che ha a che fare con la relazione che si crea con l’esperienza del luogo, che sia esso, casa, piazza, città o altro.


Valentina Crepaldi


Dove cercate l'ispirazione iniziale, per riempire il foglio-spazio bianco? Come si fa ad immaginare qualcosa che non c’è?


Immaginare qualcosa che non c’è o trasformarlo in altro rispetto quello che è, fa parte proprio del processo di “progettazione” riconducibile ad un insieme di fattori di cui l’ispirazione è solo una parte, è la scintilla che dà inizio ad un moto complesso ed elaborato che ha nel progetto il suo risultato.

Talvolta questa fase viene poco considerata, invece è proprio qui che prende valore il tutto.

Lo stimolo, l’ispirazione la troviamo in ciò che ci circonda ma anche in ciò che si è sedimentato negli anni, grazie ai nostri percorsi formativi e personali.

Ricordare spazi che abbiamo studiato e ancor più vissuto, ripercorrere e trovare il modo di ricreare le sensazioni che ci hanno colpito e che vorremo riportare nel nostro progetto, sono alla base di questo percorso.


Senza dimenticare che altra importante fonte d’ispirazione è l’impressione e la suggestione data dal contesto. Durante i primissimi sopralluoghi cerchiamo di esplorare le potenzialità del luogo, l’orientamento, i confini, i limiti, cercando di trarne spunti importanti per iniziare con la progettazione.


Carola Davì


Credete che il vostro contributo alla società, in qualità di architette, sia puramente estetico o che si possa veicolare qualcosa di più grazie ai progetti?


L’architettura non può essere ridotta ad un mero fattore estetico o ad un semplice esercizio di stile. L’ architettura risponde a dei bisogni, a delle mancanze con l’obiettivo di migliorare il modo di vivere e percepire i luoghi, siano essi piazze o soggiorni, interni o esterni.

La qualità e la bellezza di un luogo sono intimamente connesse con il benessere, con il sentirsi bene, quindi in qualche modo con la sfera della felicità.

Potremmo quindi dire che la volontà è quella di riuscire a migliorare la qualità della vita delle persone; è questo quello che ci piace pensare di poter veicolare attraverso il nostro lavoro, sia negli interni che nel caso di interventi temporanei.

Per esempio, nelle esperienze di rigenerazione urbana temporanea abbiamo imparato come i luoghi di passaggio con piccoli interventi possano essere trasformati in luoghi dello stare, in luoghi da vivere, così come nell’ambiente domestico, con qualche soluzione dedicata, si possono davvero esaltare le potenzialità degli ambienti!



Come conciliare la personale cifra stilistica con le esigenze del cliente non addetto ai lavori, quanti compromessi bisogna accettare?


Di base quando un cliente ci sceglie e si inizia un nuovo lavoro insieme è perché ha trovato nei nostri progetti un linguaggio che gli assomiglia.

Cerchiamo di creare ambienti e progetti che non rispondano alle mode o ad uno stile preconfezionato e ripetuto, ma che siano manifestazione di un ascolto profondo, senza venir meno al nostro gusto e a ciò che ci piace.

Per questo la fase iniziale è molto delicata, è il momento in cui si crea un rapporto di sinergia ed empatia con il cliente che sono le basi per instaurare un rapporto di fiducia basato sul dialogo e sul confronto in tutte le fasi del lavoro.

Certo, i compromessi fanno parte di questo mestiere, e spesso sono dettati da esigenze di budget ancor prima di quelle di stile.

In qualunque caso cerchiamo sempre di guidare la persona per fargli vedere e toccare con mano i materiali, fargli percepire la suggestione di un ambiente che ancora non esiste, trasmettergli quello che per noi è in armonia.


Laura Berni


In questo lavoro occorre tanta pazienza, quando si apre un cantiere il risultato finale è molto lontano, bisogna avere la capacità di adattarsi agli imprevisti ed essere disposti ad apportare cambiamenti e modifiche in corso d'opera, ma immagino che ci sia un certo legame e un'affezione particolare per il progetto che si era pensato inizialmente ed è difficile discostarsene. Come risolvete questo aspetto?


Gli imprevisti ci sono sempre, fanno parte della quotidianità, soprattutto nell’ambito delle ristrutturazioni!

La cosa importante è sapere da subito che ci potranno essere delle varianti al progetto; questo non deve diventare un problema ma piuttosto un’opportunità per trovare la soluzione più adatta che risolva la situazione e, perché no, migliori il progetto.

Può succedere di affezionarsi all’idea iniziale ma bisogna delle volte prendere le distanze e guardare le cose con occhi diversi in modo da capire e cogliere le opportunità.

Il grandissimo vantaggio di essere un team formato da cinque persone è che abbiamo la possibilità di confrontarci nel quotidiano e trovare aspetti e soluzioni che magari non erano stati presi in considerazione.

Obiettivo è quindi non affezionarsi al primo progetto, piuttosto essere sempre pronti a mettere il tutto in discussione se necessario. Questo è il motivo per cui i cambiamenti in corso d’opera li affrontiamo in modo positivo e propositivo.


Silvia Pilotti


Che importanza hanno i social per il vostro lavoro? Che uso ne fate? Oggi si potrebbe lavorare senza?


Per noi i social sono uno strumento importante. Conosciamo le potenzialità e cerchiamo di sfruttarle senza farci sopraffare. Preferiamo dare spazio al confronto diretto con il cliente e con i collaboratori.

Abbiamo scelto di usare Instagram come portfolio dove poter inserire i nostri progetti e presentare la varietà del nostro lavoro e dei progetti di cui ci occupiamo.

In questi anni siamo riuscite a crearci una rete di clienti che si sono affezionati a noi e al nostro modo di lavorare e spesso altri clienti sono arrivati grazie al passaparola.

Sui nostri canali social in generale abbiamo ancora molto lavoro da fare, crediamo siano molto importanti ma non possono sostituire l’affidabilità, la presenza e la professionalità di un professionista che lavora sul campo e che vive le esperienze in prima persona.


Carola Davì


La pandemia e il lockdown in che modo hanno inciso sul vostro lavoro? Avete rivisto o reinventato il vostro modo di lavorare? Avete scoperto nuove modalità? Che cosa vi ha insegnato di positivo?

Come per tutti è stato ed è un momento difficile ma abbiamo cercato sempre di trovare l’energia positiva per vedere come risolvere o modificare la situazione.

Una gran fetta del nostro lavoro si è fermata: tutto ciò che è legato al mondo dell’allestimento fieristico e delle mostre è congelato ormai da un anno, mentre sta crescendo tutta la parte legata alla casa, non solo la vera e propria ristrutturazione ma anche piccole migliorie da fare per poter creare o reinventare spazi all’interno delle nostre abitazioni.


Ci siamo create varie tipologie di pacchetti che offriamo ai nostri clienti e che vanno dalla progettazione d’interni per ristrutturazione, alla progettazione taylor made per mobili e ambienti su misura fino al restyling, dove si cambiano alcuni elementi, senza stravolgere la struttura della casa.


Anche il nostro spazio ha affrontato un anno molto difficile dovuto in parte alla chiusura e all’impossibilità di svolgere eventi. Dopo una prima fase di smarrimento abbiamo deciso di aprire una collaborazione legata al modo della decorazione, così a breve apriremo all’interno del nostro studio uno showroom di carte da parati, colori e accessori per l’ambiente domestico in collaborazione con VerdeOlivia: non vediamo l’ora.

Noi crediamo che dai momenti di difficoltà, se presi con il giusto spirito, possano nascere sempre nuove opportunità.

Chiara Sangalli

Qual è il vostro progetto-manifesto?


Lasciare un segno che passa dall’essere un segno grafico su un foglio, allo spazio.

Il nostro progetto, già dal nome, esprime la volontà e la speranza di lasciare una scia positiva con quello che progettiamo e realizziamo.

Lavorando sia con installazioni temporanee che con l’interior, i progetti sono da sempre molti e diversi, però tra tutti, crediamo di poter considerare come progetto manifesto “Frammenti” un’esposizione temporanea realizzata per l’inaugurazione del Museo del Duomo nel 2012, un allestimento che per dieci giorni ha trasformato la piazzetta di Palazzo Reale da luogo di passaggio a museo a cielo aperto. Concepito come l’incursione temporanea di un corpo esterno, di un “frammento” del cantiere sempre operativo della Veneranda Fabbrica del Duomo, l’esposizione diventa l’occasione per connettere fisicamente il Duomo con Palazzo reale attraverso un tunnel a cielo aperto in cui si racconta grazie agli scatti di Massimo Zingardi, la storia dei restauri della Veneranda Fabbrica del Duomo. E’ stato, tra i primi, il progetto che più di tutti ci ha divertito ed entusiasmato, sia perché ci ha dato modo di intervenire nel “cuore di Milano”, che per il fatto di aver coordinato un team con differenti professionalità che ha operato in un contesto delicatissimo.

L’idea di un “corpo” a sé stante che in qualche modo va ad intervenire in un contesto preesistente con materiali “semplici” la ritroviamo anche in un altro progetto che portiamo nel cuore: LIVING LITTLE, un piccolo loft di 38 mq in cui grazie alla struttura autoportante siamo riuscite e creare spazi con funzioni diverse pur restando in un open space. La struttura lignea realizzata su misura, crea occasioni diverse dall’angolo relax soggiorno all’angolo studio al piccolo magazzino nel sottoscala alla zona notte.

https://www.lascialascia.com/portfolio/living-little-monolocale-milano/

Valentina Crepaldi


Se sei curioso di vedere i progetti del team Lascia la scia , puoi visitare il loro profilo social su Instagram:

Questo è il loro sito web:

Questo è uno dei progetti di interior design che ho fotografato per loro:




Se anche tu sei una libera professionista che lavora nel mondo dell'architettura e dell'interior design e vuoi candidarti per partecipare al progetto ARCHIDONNE puoi contattarmi all'indirizzo martadavenia@gmail.com


Se sei alla ricerca di un fotografo per la realizzazione di ritratti professionali per il tuo sito web e i tuoi canali social puoi scrivere a martadavenia@gmail.com o compilare la richiesta di informazioni nella pagina Contatti del mio sito.


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